Il progetto Wasp si è presentato nel 2012 con l’obiettivo di stampare case e questo condiziona tutta la nostra ricerca, in particolare quella sulle materie prime che di conseguenza saranno prevalentemente argille, cementi, materiali fluido-densi. La ricerca in questo campo è quasi nulla, specialmente per quanto riguarda l’ambito dell’open source. In particolare ci siamo dedicati alla soluzione dei problemi di estrusione e di cambio di stato, oltre alla velocità di stampa e al disegno si aggiungono infatti altre variabili, come la fluidità e l’impasto. Abbiamo sviluppato i primi estrusori commerciali per la ceramica e i materiali fluido-densi. Alla luce della nostra ricerca e dei risultati raggiunti è stato un invito molto gradito quello di Argillà, un festival che già alla sua quarta edizione è vetrina nazionale dell’arte ceramica, da poco conclusosi.
Gli organizzatori ci hanno offerto la possibilità di lavorare in quei giorni al fianco di Jonathan Keep, un artista inglese di fama internazionale, maestro ceramista che utilizza già da tempo la stampa 3D per le proprie produzioni, partendo dai suoni dell’ambiente circostante, dal codice numerico nascosto sotteso ad ogni elemento naturale. Ovviamente il suo approccio innovativo e sensibile ad un’arte tanto antica ci ha immediatamente conquistati.
Prima del nostro incontro c’era stato un contatto telefonico durante il quale avevamo deciso di realizzare insieme alcuni pezzi di dimensioni importanti. La sperimentazione in diretta sul campo è tipica dell’approccio Wasp, non sapevamo che cosa saremmo riusciti a fare. A tal proposito sono stati molto importanti i contribuiti e i consigli dei maestri ceramisti presenti al festival che ci hanno enormemente arricchiti e aiutati, abbiamo avuto l’occasione di confrontarci con veri e propri guru della ceramica che conoscono migliaia di argille.
Tra i consigli che ci sono arrivati c’era anche l’uso della Chamot, una componente che si aggiunge solitamente ad alcuni impasti per renderli più magri, rendendo però impossibile la tornitura a mano. L’estrusione della Chamot, perfetta per le stampanti 3D ci ha consentito di realizzare dei pezzi dello spessore di 2 mm alti fino a 70 cm, ed abbiamo ragione di pensare che siano i pezzi più grandi al mondo in argilla prodotti con una stampante 3D.
.stl di Jonathan Keep, i rumori della piazza di Faenza germita di persone per Argillà si trasforma in oggetto.
L’entusiasmo di Jonathan Keep è stato rigenerante, utilizzando le Delta Wasp (20X40, 40X60 e Big Delta) per la stampa di argilla ha capito che con questo metodo è possibile una vera e propria produzione. Veloci e affidabili nella stampa ci danno la possibilità di realizzare grandi oggetti.
Ci ha molto colpiti la sua capacità e la sua attenzione, Keep era profondamente dentro al lavoro, e nonostante le difficoltà linguistiche lui e Massimo hanno lavorato fianco a fianco per giorni nella piena sintonia di due sensibilità affini e di un impegno profondo condiviso.
In un contesto quasi prettamente dedicato all’artigianato si è presentata l’occasione di discutere con persone dotate di una competenza decennale nella lavorazione dell’argilla e di incontrare i loro pareri sulla presenza di una stampante 3D in un ambito così legato all’arte e alla tradizione. All’approccio di chi viveva l’utilizzo di questa tecnologia come la fine dell’artigianato, si è contrapposto quello della maggior parte dei maestri ceramisti più storici che ne coglievano la possibilità di nuove capacità espressive.
Uno degli incontri più stimolanti è stato quello con Ivo Sassi, maestro ceramista attivo a Faenza già dagli anni ’50. L’artigiano è rimasto strabiliato dalla tecnologia delle Delta proprio per la sua possibilità di ovviare ad alcuni problemi tecnici tipici della lavorazione ceramica e di realizzare quindi opere molto grandi senza particolari rischi di collasso, rottura o esplosione in cottura.
“Dal punto di vista artistico è una cosa molto armoniosa”, nonostante i suoi quasi ottant’anni Sassi ha subito riconosciuto l’interesse che può suscitare la tecnica del 3D, chiedendoci di poter cuocere e smaltare le opere realizzate nei giorni del festival con Jonathan Keep.
Stiamo aspettando che si concluda il processo di essicazione per vedere e mostrarvi il risultato della mano di un grande maestro sulle nostre stampe.
Assieme a Keep siamo andati a trovare Sassi nel suo laboratorio, una splendida chiesa sconsacrata nel centro di Faenza, un luogo di bellezza. Quando Jonathan ha chiesto a Sassi come potesse realizzare opere tanto grandi a mano senza che si crepassero o collassassero la risposta del maestro è stata immediata: “Io sono la ceramica”.
Dalla tecnologia innovativa delle nostre Delta, la forma numerica e la cifra artistica di Keep e la tradizione dei maestri ceramisti i pezzi che potete vedere nelle foto.
Ecco il link per l’articolo di Artribune sulla nostra esperienza ad Argillà.
Wonderful.
Great to see two leaders in the 3D soft clay printing community come together!