Domenica 24 Luglio 2016

Sul campo di Shamballa è passata una settimana. Il muro ha superato il metro d’altezza, sono state depositate decine di tonnellate di materiale e il lavoro procede bene.

Si tratta prima di tutto di un impegno mentale, un’attività di progettazione a cui segue lo sforzo di alimentare la macchina che, lentamente ma incessantemente, deposita materiale.

Passiamo le giornate a scavare la terra, miscelarla con paglia e acqua per poi gettarla nella molazza. Successivamente, la rovesciamo con dei secchi nell’estrusore. Il tutto accompagnati da compilation musicali o raccolte filosofiche. In questi giorni abbiamo studiato Plotino, abbiamo sposato il pensiero di Meister Eckhart e ci siamo avvicinati alla visione filosofica di Einstein. Abbiamo anche studiato Sant’Agostino d’Ippona, mentre la stampante incessantemente avanzava.

Di tanto in tanto dobbiamo ricordarci d’intervenire, a volte per sbloccare l’estrusore perché siamo a un fine-corsa ma, in generale, il lavoro procede in modo abbastanza lineare. La vera difficoltà è riprendere la stampa. Il terrore di ogni maker è la perdita del lavoro, per noi sarebbe molto doloroso dover ricominciare, dovremmo riprendere una stampa che pesa circa 20 tonnellate, tutte spalate a mano e versate nella struttura secchio dopo secchio. Ma come si dice… l’esigenza aguzza l’ingegno e, fino ad ora, abbiamo ripreso la stampa in vari modi: o intervenendo sul file generato da Grasshopper, dove si possono selezionare i singoli percorsi eseguiti, o utilizzando Resurrection System, la funzione presente nel firmware, o utilizzando il Free Z System. In pratica abbiamo tre sistemi di recupero dei file, quindi non è più una reale difficoltà riprendere la stampa.

Sono apparsi, invece, nuovi problemi. Quello principale è che la stampa tende a ritirarsi perché c’è poca sabbia nell’impasto estruso, quindi la stampa non può restare ferma più di 12 ore e tutti i giorni qualcosa va stampato.

Un altro problema che abbiamo dovuto risolvere è il caricamento del materiale. Quando l’estrusore era in salita, abbiamo infilato dei picchetti di legno nel muro appena stampato, montandogli sopra delle assi per poter salire ulteriormente e riempire l’estrusore oramai arrivato al di sopra dei 2 metri di altezza.

Ieri, mentre lavoravo, è riaffiorato il ricordo del vecchio Bruno, il fabbro di Massa Lombarda che con grande forza di volontà sapeva piegare i metalli. Una volta, armato di una mazza e con la fiamma fece un nodo in una barra di metallo di 25 mm a mano libera. Solo chi ha mai provato a lavorare il metallo può capire cosa può voler dire. Mi piacerebbe tanto trovare quel nodo, fatto con la volontà di Bruno, ma questa è un’altra storia…

Ieri, dicevo, una serie di sassi hanno più volte bloccato la stampa. Probabilmente avevamo impastato troppo materiale. I sassi non sono stati tritati adeguatamente, con il risultato che la macchina si è bloccata ripetutamente e noi, con le mani sporche di fango, ci siamo trovati a dover interrompere la stampa e smontare l’estrusore che si trovava già a un’altezza tale per cui era difficile lavorare… anche se ancora più bello. Inoltre, la tensione della macchina lo deformava, per questo, dopo averla smontata non riuscivamo più a rimontare la testa dell’estrusore. Avremmo dovuto portarlo al centro ma, al centro della struttura non potevamo andare perché non abbiamo ancora fatto la porta e, così, abbiamo saldato l’estrusore, modificandolo, in modo da poterlo rapidamente smontare e rimontare. Ieri abbiamo stampato solo 10 cm di muro ma ora l’estrusore è molto più efficiente, è più facile da smontare.

Questo è il momento più importante, dare forma a un sogno in maniera credibile, è l’innesco, e occorre terminare la stampa, concludere le prime costruzioni, e dare importanza all’estetica. Il bello è necessario perché la futura costruzione sarà un reale polo d’attrazione. Ieri saranno venute 50 persone a trovarci e io ero un po’ dispiaciuto del fatto che non potevo parlare con loro perché troppo impegnato a lavorare.