Comunicato stampa

POMPEI SCOPRE LA STAMPA 3D

Per il restauro dei calchi utilizzate le stampanti di WASP

Le prime dieci opere riprodotte in partenza a breve per il Canada

E’ forse la prima volta che la stampa 3D viene applicata in modo così concreto
nell’ambito del restauro del patrimonio artistico e culturale. Succede a Pompei, dove è
stato avviato un importante intervento sui calchi dei corpi di uomini, donne e bambini
morti duemila anni fa in seguito a un’eruzione del Vesuvio, corpi che furono scoperti
e portati alla luce durante gli scavi effettuati nel 1863.
Per eseguire l’intervento di restauro, la Soprintendenza speciale per i Beni
archeologici di Pompei, Ercolano e Stabia ha chiesto la collaborazione di WASP. La
prima fase prevede la replica in scala 1:1 di dieci calchi. A Pompei sono attualmente
al lavoro due Delta WASP 4070. WASP ha fornito anche il materiale necessario alla stampa
3D e l’assistenza tecnica.
Secondo quanto ha affermato il soprintendente Massimo Osanna, “i calchi sono le
testimonianze più richieste all’estero”. Il problema è che sono troppo fragili per poter
viaggiare ed è qui che entrano in gioco le copie, perfettamente riprodotte con la
tecnica della stampa 3D. Le prime stampe andranno in Canada tra qualche mese ed è
certo che successivamente la domanda non mancherà da parte di musei e siti di tutto
il mondo. Quella che si annuncia fin d’ora è dunque una sorta di mostra itinerante.

Un passaggio decisivo

Pompei è un esempio di come la tecnologia può essere al servizio dei beni culturali – afferma Massimo Moretti – Finora WASP non sapeva di poter dare un contributo così importante in questa direzione. Quando siamo stati interpellati dai responsabili del restauro abbiamo risposto prontamente, con l’orgoglio di essere un’azienda italiana che partecipa e contribuisce grazie alle sue stampanti 3D a questo lavoro di diffusione”. Secondo Moretti quello che stiamo vivendo è un passaggio decisivo per la stampa 3D. Si sta infatti ormai passando dalla rappresentazione di progetti alla realizzazione di prodotti. “E uno degli ambiti più interessanti è proprio il restauro,
l’impiego nel campo dell’arte e della cultura. Pompei è un esempio di come la tecnologia può essere al servizio dei beni culturali” conclude il fondatore di WASP, l’azienda di Massa Lombarda (Ravenna) leader nel settore.

Il recupero dei corpi

Ma cosa sono esattamente i calchi di Pompei? Dal sito www.pompei.net: “Nel 1863
durante alcuni lavori di scavo gli operai si trovarono di fronte ad una cavità in fondo
alla quale scorsero tracce di ossa umane. L’archeologo Giuseppe Fiorelli ordinò che
in quel buco e in quelli vicini, venisse versato del gesso liquido. Una volta che la
colata fu asciutta, eliminati i residui di pomici e di cenere indurita, quelle cavità
rivelarono i corpi di alcuni pompeiani rimasti sepolti per millenni. La tecnica dei
calchi consiste dunque nel riempire di gesso il vuoto lasciato dai corpi ormai dissolti
nella cenere e nel materiale vulcanico che, nel solidificarsi, prese la forma di quanto
aveva sommerso. Questi calchi, conservati nell’Antiquarium di Pompei, costituiscono
una delle testimonianze più tragiche della catastrofe che colpì la città. Grazie alla
tecnica inventata da Fiorelli possiamo scorgere le espressione dei volti, le forme dei
vestiti, le posizioni in cui i pompeiani furono sorpresi dalla furia del vulcano. Non
solo. I calchi ci restituiscono anche la forma delle porte, delle finestre, dei mobili e
perfino delle piante e degli animali”.

Il ministro alla mostra

I calchi selezionati per l’intervento di restauro, previsto nell’ambito del Grande
Progetto Pompei, sono in tutto 86, provenienti dai vari edifici dell’area archeologica e
dai depositi della Soprintendenza. Venti calchi sono esposti nella mostra “Pompei e
l’Europa. 1748-1943”, inaugurata lo scorso 26 maggio dal ministro per i Beni
culturali e per il Turismo, Dario Franceschini.
L’intervento è complessivamente finalizzato alla conservazione e alla resa estetica dei
manufatti e si articola nelle seguenti fasi: pulitura, consolidamento, integrazione e
protezione del manufatto. Si tratta del primo intervento di restauro, nella storia degli
scavi di Pompei, condotto contemporaneamente su un numero così elevato di reperti.