Il mondo della stampa 3D è ormai noto sta proponendo soluzioni prima irraggiungibili per chi aveva bisogno di una protesi. Con pochi dollari oggi si realizza una protesi di mano in Pla o Abs. Ma una novità arriva dal settore specifico delle protesi in silicone e di quei rivestimenti che riproducono i nostri arti in modo realistico.
Erica ci lavora da due anni appena ma grazie al suo impegno, alle sue capacità e alla collaborazione non solo di WASP ma di un vero e proprio team, la sperimentazione di protesi in silicone ottenute con la stampa 3D ha già raggiunto un livello tale da sollevare l’interesse sia di persone amputate, sia di società che forniscono protesi nei Paesi in via di sviluppo e in America.
Erica Buzzi è una scultrice e tecnico progettista di protesi in silicone. Da diversi anni collabora con tecnici ortopedici e fa sperimentazioni per applicare tecnologie sempre più avanzate. Attualmente è consulente per la costruzione di presìdi ortopedici estetici per diverse officine ortopediche italiane.
Nel 2013, affascinata dalle possibilità offerte dalla stampa 3D, decide di fare una tappa nella sede di WASP e l’empatia è immediata. “Quasi non ci credevo – racconta – è bastata una chiacchierata con Massimo Moretti, gli ho spiegato le mie idee, i miei progetti, i miei sogni. E lui mi ha messo immediatamente a disposizione le sue macchine e il suo team”.
Ben presto con WASP sono cominciate le prove di stampa e le verifiche di diverse soluzioni. “Partendo dalla scansione e la sua post lavorazione per migliorarne i dettagli, si è passati alla generazione del file g-code – spiega Nicola Schiavarelli di WASP – E’ stato importante il posizionamento in verticale dello stampo per consentire la massima definizione. Oltre a questo aspetto era fondamentale velocizzare il processo di stampa e quindi il pezzo è stato stampato completamente vuoto. Eventualmente per renderlo più robusto è possibile riempirlo con del poliuretano espanso, ma non è stato necessario per le prime prove. Di fatto in 8 ore di stampa è stato ottenuto il primo stampo per protesi in silicone sfruttando la tecnologia additiva per fusione di filamento. Un fattore molto importante – prosegue Nicola – è sicuramente la scansione 3D. In questa fase l’acquisizione dei particolari è la parte più difficile ma poi permetterà di ottenere i risultati migliori. Si è notato anche che gli strati creati dalla stampa 3D rendono più facile la finitura effetto pelle sul silicone”.
“Con il FabLab di Parma e la Pocaterra srl di Bologna abbiamo testato scanner e software di modellazione, mentre con “Le ali ai piedi” di Bologna abbiamo applicato le tecnologie sul silicone per la realizzazione delle cover” aggiunge Erica Buzzi.
Costi contenuti, alta qualità, personalizzazione delle protesi. Questi gli obiettivi della ricerca di Erica, che ora può legittimamente affermare di aver concluso la sperimentazione con eccellenti risultati. “Ma non ci siamo mai fermati perché proprio in questi giorni stiamo sviluppando una soluzione per fornire protesi in silicone integrate con articolazioni ultra leggere per bambini senza arti superiori” e a costi sostenibili proprio perché con la crescita se ne cambiano molte di protesi”.
La stampa 3D consente di accorciare i tempi in diverse fasi della lavorazione. “Attraverso dei software di gestione delle scansioni 3D del piede si può realizzare la forma dell’arto mancante partendo dall’altro – si legge sul sito www.protesiinsilicone.it -, in modo da mantenere la precisione di forme e dettagli. Con la modellazione 3D poi, in fase di prestampa, si costruiscono i vari stampi necessari alla realizzazione della protesi e della cover in silicone da realizzare. Viene eliminata dunque la fase di ricostruzione in cera a mano libera e quella di colatura di resine e gesso per la formatura degli stampi. Notevoli risparmi di tempo, materiale di lavorazione, attrezzature di laboratorio e manodopera ad alta specializzazione in alcune fasi di lavoro”.
Per la stampa, Erica utilizza una DeltaWASP 20 40 a definizione di 0,1 mm. “Dà buone risposte. Consente sia di contenere i costi, sia di ottenere un prodotto finale molto preciso e di qualità”.
Realizzato in Pla (materiale che non crea problemi di interferenze o contaminazioni col procedimento di indurimento del silicone), lo stampo vuoto viene poi riempito con del gesso. Parte della lavorazione del silicone viene fatta a mano. Una curiosità: per alcune fasi della lavorazione, come la preparazione dei campioni di silicone colorato per realizzare le unghie, o la tabella colori di ogni paziente, è possibile utilizzare anche una semplicissima ed economica macchinetta per fare le tagliatelle.
“Col supporto di fondi e di strutture – conclude Erica – la sperimentazione potrà essere ulteriormente approfondita e raffinata, per raggiungere ulteriori avanzamenti tecnologici e di prestazioni”.
Le protesi in silicone realizzate con i procedimenti attuali sono molto costose e alla portata di pochi. Il sistema sanitario nazionale non le copre, o comunque solo in minima parte rispetto ai prezzi di mercato. Realizzarle con una tecnologia migliore e a costi decisamente più economici è il sogno di Erica Buzzi. Ecco perché possiamo ormai considerarla una superWASPer.