Che gusto ci sarebbe se ognuno di noi facesse sempre e soltanto quello che è già certo di saper fare? Un vero maker ha bisogno di sperimentare come dell’aria, deve cimentarsi continuamente con il nuovo, sbagliare e tentare un’altra volta, provare a stampare anche i pezzi più improbabili. Quando scatta questa molla (e scatta spesso) parte la sfida. Oggi ve ne raccontiamo una accaduta circa un mese fa.

La prima fase è sempre quella delle previsioni, delle piccole scommesse. Ce la faremo oppure no? Inevitabilmente si va a frugare nelle esperienze accumulate nel tempo. E scattano gli allarmi. “No, lì è troppo sottosquadro”, “Lì non c’è un supporto” e così via. Anche questo è uno dei motivi del fascino della stampa 3D.

Nel caso del castello, il nostro sguardo è subito caduto sulle colonnine che sostengono i tetti. Sono subdolamente alla fine del pezzo. E le guglie? Come la mettiamo con le guglie? Quelle sì che sono insidiose. Siamo tutti perfettamente consapevoli che un bel pezzo, ben stampato dall’inizio alla fine, a cui però manca anche una sola guglia, non è più un bel pezzo. La cosa peggiore che può capitare è fallire all’ultimo minuto dopo una decina d’ore di stampa.

Ma stavamo parlando del castello. Eccoci pronti per la nostra impresa. L’incertezza è grande e francamente non abbiamo molte speranze, ma la fiducia nella Delta è tanta. Ci diciamo “Lasciamola andare, va a finire che ce la fa…”. E così è. Dopo alcune ore di stampa il pezzo è finito in tutti i particolari, guglie comprese. Tutto ai limiti dell’impossibile. Quei tetti sospesi su pelucchi improbabili accumulati microgrammo dopo microgrammo ci sorprendono. Ci inorgogliscono. “Accidenti se va bene!” “Guarda le retraction, perfetta!”.

3dprinting _castel_delta60100-15

Stampa con Delta 60100 / ugello 0.4 / PLA / 120 h di stampa / stl from thingiverse ->http://bit.ly/1gzGt5G

Fine dei giochi? Ma nemmeno per sogno. Quando tutto sembra finito, scatta una nuova molla. La voglia di fare sempre di più. “Dai, facciamolo più grande!”. Siamo tutti d’accordo e rilanciamo lo slicing. Ma uno dopo l’altro i computer si impallano e nessuno riesce a portare a termine il calcolo. Ci tocca diminuire la dimensione perché non abbiamo pc in grado di fare il conto del codice.

Ci serve una soluzione ragionevole, una via di mezzo: 120 ore di stampa? Sì può fare. E se finisce la bobina di notte niente paura: nuovo firmware e sensore di fine filo. Tocca a Denny implementare poche linee di codice e la sfida è rilanciata. Ce la farà la Delta 60100 con ugello 0.4 mm a stampare un pezzo da 120 ore e concludere il lavoro senza sbagliare nulla, layer su layer, con l’incognita degli ultimi minuti che sono i più critici? Non resta che raccomandarsi a San Tommaso, che nominiamo seduta stante patrono degli smanettoni, e aspettare.

Ecco il risultato.