Le sfide all’apparenza impossibili, qui a WASP, sono pane quotidiano: si lavora ogni giorno con l’obiettivo, utopico ma allo stesso tempo concreto, di rendere migliore la vita sul nostro Pianeta. Eppure la sfida sportiva, una prova di tenacia e resistenza con sé stessi, non ci era ancora capitata: fino alla 100 km del Passatore, la maratona più bella e più longeva, 100 km a piedi da Firenze a Faenza, con picchi di oltre 900 metri di altitudine, percorsi tra il 27 e il 28 maggio da 2.885 persone, tra le quali c’eravamo anche noi: WASP 3b, “a ogni passo più bravi, più buoni, più belli”. È andata proprio così, a giudicare dalle espressioni di chi, il giorno seguente, è riuscito a presentarsi al lavoro: distrutto, zoppicante, con la stampella, i tendini infiammati e le caviglie gonfie, ma felice, pieno di soddisfazione, con una luce diversa.

Tutto ha avuto inizio verso la fine del 2016, quando un amico faentino propone a Davide di partecipare alla maratona, e Davide, incautamente e senza intenzioni, ne parla a una cena tra colleghi. Massimo Moretti, fondatore di WASP, capta la sfida, e il passo è compiuto: la maratona si farà. “Ho stilato una tabella serissima – racconta Davide -: abbiamo iniziato il 6 gennaio con 11 km, nel mese di gennaio abbiamo percorso 143 km in tutto, ad aprile 333. A maggio, come previsto dall’allenamento, abbiamo ridotto il carico. Qui a WASP spesso non è facile pianificare, per via dell’energia creativa fuori controllo che pervade lo staff: questa prova invece dimostra che la pianificazione permette di raggiungere risultati; sicuramente la porterò come esempio in futuro”. Gli allenamenti vanno avanti in pausa pranzo, alla sera, le domeniche d’inverno e di primavera, con la neve e con il primo sole. Si cammina dappertutto, in trasferta, per le vie di campagna, ai bordi delle superstrade: il gruppo WASP 3b non si ferma mai.

Allenamento di 28 km sopra Brisighella il 19 febbraio a cui ha partecipato con entusiasmo anche il nostro ospite, l'architetto Arthur Mamou-Mani
Allenamento di 28 km sopra Brisighella il 19 febbraio a cui ha partecipato con entusiasmo anche il nostro ospite, l’architetto Arthur Mamou-Mani

Poi, arriva il grande giorno. Il viaggio in pullman a Firenze, la bellezza della città, l’euforia della partenza, la folla che pressa. Il gruppo presto si disperde, qualcuno si ritrova a tratti, col sole alto e il caldo che si fa sentire, al tramonto, col fiatone, in salita, lungo le discese che spezzano le ginocchia, di notte, quando lo sconforto rischia di prendere il sopravvento. Perché la 100 km del Passatore non è una scampagnata, non è uno scherzo: si cammina – perché il gruppo WASP ha scelto di camminare – ininterrottamente, giorno e notte, per 16, 18, 20 ore; fermarsi può significare non riuscire più a ripartire. “È stata incredibilmente dura, devo ammetterlo – dice Francesca –, fisicamente e psicologicamente. Di sicuro, da solo la 100 km non la fai: il gruppo ti sostiene, ti sorregge, devi poter contare su qualcuno quando sei allo stremo delle forze, quando nel cuore della notte ti sembra che quel buio non debba finire mai, la luna è sottile, la strada è in salita, i pensieri si amplificano, e iniziano a scenderti le lacrime”.

Il momento della partenza a Firenze
Il momento della partenza a Firenze

E poi c’è la gente che incontri lungo la strada, “gente potentissima”, continua Francesca, persone con le quali si stringono rapporti improvvisati, eppure profondi, altrimenti impensabili. “C’era Walter, 92 anni, che stava davanti a tutti e non mollava niente, un altro signore sugli 80 con la maglietta di Che Guevara, un altro ancora che ha iniziato a declamare la Divina Commedia a memoria in quella notte infinita, illuminata solo dalle nostre pile, e poi una ragazza che mi ha chiesto di camminare per un po’ al mio fianco perché si stava rattristando, e non te lo puoi permettere: basta un attimo per cedere. Io avevo deciso di camminare sola, ma lei mi ha cercata, e l’ho ascoltata”.

Nel gruppo ci sono Francesca, Nicola, Cristiano, Giulio, Davide, Fabio, Massimo e Flavio, che non ha mai contemplato lo sport come una parte importante della sua vita, e con questa esperienza ha messo in discussione sé stesso; anche se non è arrivato in fondo (ma poco ci mancava), ha macinato tutta la strada necessaria, ed è rimasto, racconta, senza parole di fronte al cielo stellato: la sfida l’ha vinta. Francesca, Davide e Massimo tagliano il traguardo. “All’arrivo non capivo più nulla, ma avrei continuato a camminare per altre decine di chilometri: le gambe ormai andavano da sole”, è il commento di tutti. La 100 km è stata un’esperienza molto intensa, a livello fisico e soprattutto emotivo, un percorso interiore dal valore straordinario. Si scopre qualcosa di sé che non si conosceva, si sperimenta il proprio corpo, la propria volontà, la resistenza, la forza: ognuno aveva un motivo particolare e personale per mettersi alla prova, ma nessuno avrebbe potuto affrontare la sfida da solo. “La 100 km è stata un viaggio iniziato il 6 gennaio – conclude Davide -. Avere un obiettivo comune e trascorrere tanto tempo insieme ci ha reso più uniti. Abbiamo affrontato un’impresa quasi utopica e ci siamo riusciti, con disciplina e impegno, insieme”.