Siamo stati al Saie, una delle maggiori fiere italiane per i sistemi avanzati nel mondo dell’edilizia. E’ la prima volta che partecipiamo ad una fiera di settore di questo tipo, nonostante il nostro sia un progetto di ricerca a tutti gli effetti edile.
Negli anni precedenti non eravamo pronti, la strada è stata dall’ideazione al progetto, fino al prototipo, per giungere poi ai primi tentativi di stampa 1:1 veri e propri degli ultimi mesi.

La nostra GigaDelta alta 4 metri era alla sua terza uscita pubblica e non si presentava più ad una platea di sognatori ma ad una di esperti del settore delle costruzioni, volevamo proporre a chi erige case da decenni il nostro progetto di una dimora con costo tendente a zero. Di fronte al pragmatismo di un contesto simile non potevamo permetterci nessuna leggerezza.

Abbiamo organizzato lo spazio che avevamo a disposizione in tre isole: nella prima, in cui stampavamo materiali polimerici con le Delta, abbiamo realizzato plastici di palazzi, grattacieli e monumenti storici per dimostrare l’efficacia della stampa 3D nella prototipazione.
Un uso adatto ad architetti, designer, ingegneri ed imprese edili che intendono mostrare al cliente un modello del progetto.

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La seconda isola era dedicata alla stampa di porcellana, sicuramente difficile da inserire all’interno della fiera. Ci sembrava però così bello, chiaro ed esplicativo mostrare la stampa ceramica, che abbiamo deciso di portare anche gli estrusori per i materiali argillosi con noi.
La sera prima della partenza ci è tornato in mente un progetto che ci avevano sottoposto gli amici di Artificio Digiale. Si trattava di moduli abitativi progettati per essere stampati in 3D.
L’intuizione è stata che la porcellana, depositata con un’alta velocità di stampa e quindi senza la possibilità di essicarsi, ci avrebbe dato l’opportunità di verificare eventuali punti di collasso meglio di qualsiasi computer o calcolo.
Non sapevamo se i modelli sarebbero stati funzionali per la stampa, abbiamo deciso di utilizzare quindi la porcellana per fare una simulazione di costruzione. Con una velocità molto alta è davvero possibile valutare il limite della possibilità di collasso, è un’ottima metodologia per l’analisi di un progetto.
I moduli erano stati pensati per la stampa 3D ed in maniera adeguata, perché abbiamo realizzato prototipi perfetti.

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La terza isola era dedicata alla nostra BigDelta: a pochi km da casa abbiamo deciso di trasportare giorno dopo giorno i quintali di materiale necessari per metterla in funzione nei quattro giorni della fiera. Per una questione di logistica abbiamo estruso un impasto di argilla, acqua e sabbia.
La BigDelta ha attirato tantissimo interesse, non era però la mera curiosità verso qualcosa di mai visto: buona parte degli addetti ai lavori vedevano nella nostra stampante una nuova modalità produttiva estremamente funzionale per le loro necessità.
Qualcuno ci ha chiesto una stampante per realizzare fontane, panchine e moduli edili, abbiamo ricevuto perfino una proposta per il restauro di capitelli e fregi.
Grazie al confronto con esperti del settore edile siamo tornati a casa con la consapevolezza dell’enorme campo d’azione in cui possiamo muoverci ed un nuovo obiettivo: realizzare un estrusore preciso come quello per la porcellana ma in grado di agire su grandi dimensioni, da impiegare per il restauro.

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Finita la fiera ci siamo ritrovati con un muretto alto poco più di mezzo metro che pesava circa 10 quintali e che avremmo dovuto portare a casa. Composto da argilla, acqua e sabbia, era quanto avevamo prodotto negli ultimi 3 giorni di fiera.
Mentre smontavamo ci è venuta l’idea di provare se il muretto avrebbe potuto reggere un piano, sebbene non fosse ancora secco: presa una tavola, Massimo (110kg), Nicola (80 kg) e Sebastiano (90 kg) ci sono saliti sopra. L’argilla era ancora fresca ma non si è minimamente deformata.
Come sempre gli incontri hanno attivato idee e collaborazioni, siamo tornati a casa felici, sapendo che si, si può fare.IMG_0700